#la giornata continua così
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I've been humming too many words, got a weak self-esteem
That's been stomped away from every single dream
#deftones#adrenaline#1995#nu metal#oggi così#current mood#i testi di Chino♥️#la giornata continua così#Youtube#Chino Moreno♥️#7 words#per fortuna esiste la musica
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Oggi in palestra c’era una signora con cui mi sono allenata il giorno in cui ho fatto la prova oramai 6 mesi fa, mentre mi cambiavo mi ha guardato e mi ha detto “comunque sei dimagrita tantissimo, bravissima, continua così che sei già bella, ma diventerai una strafiga” mi ha rallegrato il cuore in un periodo molto difficile che sto vivendo e la giornata
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Quante volte la tua realtà è stata negata?
Hai creduto di essere pazzo e temuto di impazzire.
Proprio sotto i tuoi occhi, l’evidenza trasformata in dubbio, confusione e soprattutto colpa.
Sei tu che hai interpretato male.
Sei tu che…
E per quanti anni, silenziosamente, hai inghiottito come un soldato, lacrime amare, veleno, con le tempie che esplodevano e i pugni pieni di rabbia.
Tanti hanno vissuto così, qualcuno è riuscito a volare via e ricominciare come una testarda invincibile fenice.
Tanti sono ancora lì, incastrati, bloccati, furiosi e disperati.
A tutti voi, non smettete di chiedere all’universo con ostinazione, di chiedere uno sguardo che vi renda giustizia che non siete pazzi, che non siete soli, che non siete sbagliati.
Qualcuno prima o poi dovrà vedervi, dovrà parlare alle parti di voi impigliate giù nel profondo del disincanto, come pesci nelle reti.
In questa giornata di sole rovente, le solitudini si allargano, perché niente come una lunghissima estate rimette a contatto con i grandi irrisolti.
Continua a cercare, continua a guardare, continua a preparare, ma soprattutto abbi moltissima fede, che qualcosa di fresco arriverà nella polvere e nell’arsura, qualcosa di nuovo, di buono, qualcosa per te.
Questo è il mio augurio per oggi, che tutti possano trovare quello spazio di redenzione o che sia dentro gli occhi di un altro, o che sia in un luogo, in un progetto, in un’amicizia, in un gioco, in un libro, che possiate immaginarvi realizzati.
ClaudiaCrispolti
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Prima la s
Sono le cinque del mattino, piove e ho aperto tutte le finestre di casa per far uscire il caldo accumulatosi in questi giorni. Ieri ho accompagnato un caro amico a "scambiarsi le cose" con la propria ex. Tre anni insieme, poi per lei il sentimento è finito (ma al tempo stesso gli scrive in continuazione che le mancano sentimenti e emozioni di quando stavano insieme così che lui continua a starci male e fa fatica ad uscirne). Si sono dati appuntamento in un luogo, un parcheggio di un grande negozio. Siamo arrivati, l'ho lasciato nel parcheggio e sono andato a farmi un giro nel punto vendita, quando era tutto finito mi ha chiamato, l'ho recuperato e siamo andati via. Abbiamo avuto modo di parlare e di scherzare mentre il termometro dell'auto segnava 38 gradi fuori e l'autostrada si riempiva di gente che tornava a casa o andava in vacanza, incluso lo stronzo che ha voluto gareggiare/intimorirci solo perchè lo abbiamo passato ai 110 sulla corsia di destra mentre lui viaggiava ai 100 su quella centrale in un tratto di autostrada praticamente deserto. Il caldo rende le persone pazze. Quello che è successo dopo non me lo aspettavo, nè mi aspettavo che avrei pensato e detto certe cose. In breve: mio zio ci ha confessato che non segue le indicazioni che gli sono state date dai medici e che succeda quel che succeda tanto ormai la sua non è vita. La sua qualità della vita è peggiorata drasticamente negli ultimi mesi a causa di varie comorbidità, vive da solo ed è invalido. Ci ha detto che preferirebbe di gran lunga essere in un letto di ospedale seguito piuttosto che da solo a casa. Gli ho detto di cercare un aiuto psicologico perchè la solitudine e le complicanze che stava subendo erano più che abbastanza per chiunque per avviare o complicare uno stato depressivo. Gli ho ricordato che adesso poteva uscire, guidare e gestire la propria giornata/tempo pur con le limitazioni delle malattie, in ospedale tutto questo se lo poteva scordare. Poi sono venuti fuori la stanchezza e i ricordi ospedalieri con mia madre, sua sorella: "Sei una persona adulta. Io non posso dirti cosa fare. Se i tuoi discorsi sulla morte sono seri, mettiti in contatto con l'associazione Luca Coscioni perchè in Italia l'eutanasia è illegale. Non aspettarti che in ospedale ti tengano in caso di complicazioni perchè non segui le terapie, ti curano, ti stabilizzano e ti rimandano a casa." … Ci siamo salutati, gli ho detto che lo chiamerò nei prossimi giorni per sapere come sta e sopratutto se ha trovato/sentito uno psicologo. Sento l'amarezza e la stanchezza di questi anni come della polvere sulla pelle. Sono la versione più stanca, realistica, cinica del me stesso del 2020.
Non so perchè mi è tornata in mente la frase di Lost "live together, die alone."
Controllate le persone a cui volete bene, ma sopratutto controllate prima voi stessi.
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Ho aperto una bottiglia di vino, non lo facevo da settimane.
Ho aperto una bottiglia di vino perché scrivere questa consegna m’irretisce: che ne so, io, del futuro? Che ne so, io, del mio, di futuro?
La mia psicologa m’ha detto di pormi domande anche fuori dalla stanza delle parole; allora, mi chiedo: sarà sempre così? Avrò sempre bisogno dell’ausilio di uno stato psicofisico alterato per guardarmi dentro? Per scovarmi?
Dove sono finita?
Non sarà poesia questa volta, se poesia possiamo definire quelle masse informi delle volte scorse. Non sarà logico, razionale, non seguirà un andamento lineare: questa sono io che scrivo di getto un flusso di coscienza che odierò dover rileggere per editare.
Probabilmente lo lascerò così: grezzo, magmatico, inusuale.
Io non so neanche cosa sia, il futuro. Treccani m’informa: futuro è
s. m. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Il tempo che verrà. Quando verrà?
Io procrastino il mio futuro, lo faccio da anni: congelata per decenni nello stato della studentessa che non vuole crescere, divenire adulta.
Il tempo che verrà, gli avvenimenti che in esso si succederanno:
allora il futuro è anche questo momento? Questo preciso ed esatto istante?
Il mio futuro di oggi prevede la sopravvivenza a questa giornata logorante, solitaria, alcolica, per poter andare a lavorare, poi, alle 23, staccare alle 3, andare a dormire.
È questo il mio futuro? È questo quello che mi aspetta una volta uscita dal nido sicuro, limbo lenitivo, che è la Holden?
Per anni ho procrastinato la mia laurea perché l’idea di lasciare la calda certezza dell’Università mi dilaniava.
Ora mi sono laureata, ma non l’ho fatto prima d’aver trovato già un morbido rimpiazzo.
Questa scuola.
Con le sue pareti dai colori caldi, i divanetti nei corridoi. Le consegne che ti obbligano a guardarti allo specchio. Mi viene in mente Elisa, di Menzogna e sortilegio:
E mi aggrappo agli specchi per ritrovarmi. Per non dissolvermi.
Come Elisa
Medusa
Fluttuo nell'aria e
L'avvolgo
Questa stanza è piena di me;
In me
L'aria. -
si guardava allo specchio e lo specchio le rifletteva l’immagine informe di una medusa incorporea. Questo sono anch’io: non ho contorni, non ho definizioni, non mi lascio incasellare: sono magma, come lo è la mia scrittura schizofrenica; sono fluido, informe e scrosciante, flusso che pretende di divenire, vento che soffia frusciante.
L’eterno ritorno.
Futuro, il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Io, nel mio futuro, voglio vivere. Nel mio futuro è la vita che voglio: è la tenacia, l’ostinata, imperitura, tenacia di vivere che voglio, nel mio futuro.
Sarebbe troppo semplice scrivere il manifesto politico e indignato: oh, sì, il pianeta va in fiamme; le disuguaglianze? Non c’è modo alcuno di eliminarle; il lavoro è precario, il lavoro fa schifo – sono una fiera anti-lavorista impenitente – come si può metter su famiglia in uno scenario apocalittico tale? Apocalittico ‘sto cazzo: questo è il nostro presente. Ma, poi, io voglio davvero mettere su famiglia?
Io,
nel mio futuro,
voglio vivere.
E nel mio presente io mi domando, mi imploro persino: Federica, risolvi te stessa, perché sei dipendente da ogni dipendenza, e cerchi costantemente la sofferenza perché altrimenti non senti niente; e tu devi sentire, devi sentire di esistere e non solo esistere;
Federica tu vuoi vivere e non semplicemente esistere.
Come si fa, allora, ad immaginare un futuro se è già il presente ad essere così precario?
Futuro. Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno. Talvolta ho desiderato non ci fosse alcun futuro per me. Talvolta, guidando, un pensiero intrusivo ha tentato d’ammaliarmi: non frenare, continua così, col pedale schiacciato sull’acceleratore, ai 100 all’ora contro quell’albero: in fondo, che hai da perdere?
Niente.
Sono qui.
Quel pensiero intrusivo sono sempre riuscita a riporlo in un cassetto.
Chiuso a chiave,
due mandate,
per sicurezza. Quanto m’ha spaventato, quanto ancora mi spaventa quando tenta, con le sue lunghe dita affusolate, d’aprirsi un varco nel mio conscio.
Ma io è vivere che voglio.
Nel mio futuro, è vivere che voglio
Fanculo al mondo che cade a pezzi: non riesco a tenere insieme neanche me stessa.
Fanculo al mondo che brucia: io ho bisogno del fuoco per sentirmi esistere.
Fanculo alle ingiustizie: di cosa scriverei, se questo mondo indecente fosse perfetto?
E, poi, di cosa parlerei, se io fossi una persona risolta?
Futuro: Il tempo che verrà o gli avvenimenti che in esso si succederanno.
Io nel mio futuro voglio succedermi.
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Buon compleanno, amore
Solitamente quando devo fare un regalo giro tra i negozi per giorni alla ricerca di quello più adatto. Stavolta so bene cosa donare al mio amato Padrone in occasione del suo compleanno. Voglio intanto ringraziarlo per la sua presenza nella mia quotidianità, per il tempo che mi dedica, che non è poco. Pensando al "tempo" mi dico che è passato un anno dal nostro primo incontro e che in questo lungo lasso di tempo tante cose sono cambiate, noi siamo cambiati: dal "ti voglio" siamo passati al "ti voglio bene" e infine al "ti amo". Eh sì, avete letto bene: la nostra relazione da sessuale è divenuta sentimentale. Niente di noioso però perché "amare" vuol dire dare e ricevere tutto e il nostro "tutto" comprende dialogo, scontri, dolcezza, durezza e tanto, tantissimo sesso. Prima di un incontro ci promettiamo di riservarci tanta dolcezza, coccole e momenti soft ma, puntualmente, infrangiamo la promessa quando siamo l' uno di fronte all' altro lasciando queste alla fine. L' ultima volta, ad esempio, avremmo voluto riservare alle coccole una parte importante della giornata, ma sia io che lui eravamo, come al solito, desiderosi di lasciarci travolgere dagli impeti e, così, le coccole hanno fatto da intermezzo. Mi ha letteralmente "sfondata" con il cazzo e con un plug che, a prima vista, date le dimensioni, si presentava come "innocuo". Il problema è sorto quando, infilato nel culo, la sua circonferenza massima molto " definita" mi ha rotto il culo. È stato inevitabile urlare ma, in un secondo momento, accoglierlo ha avuto il suo perché. Piena, mi sono dedicata al mio adorato cazzo: mi riempio la bocca nel definirlo con orgoglio " mio"...mi riempio la bocca accogliendolo e dedicandogli le attenzioni che merita. Mentre lo spompinavo, la mia fica iniziava a infracidirsi e quando mi spingeva il suo cazzo dentro rumoreggiava indecente e grondante. Avrei voluto continuare a farmi sbattere ancora un po' ma il divieto di pisciare a partire dalle 08.00 ha avuto il suo effetto: dovevo svuotarmi, voleva lo facessi su di lui ed è stato fantastico. In una doccia accogliente ho riversato, su di lui seduto, la mia pioggia dorata. È rimasto a guardarmi pisciare sorridente e io conosco bene quel sorriso, quella luce diversa che gli si accende negli occhi: la doccia ricevuta ha segnato l'inizio del trattamento "duro". Ero nuovamente davanti, sopra, sotto il mio Porco. Potrei elencarvi il tanto fatto ma mi piace rendere l'idea di ciò che ci pervade in quei momenti più che di quello che accade...Meritevoli di attenzione i dodici colpi di paddle: ormai risaputa la mia passione per il rosso, voglio descrivervi il piacere che prova nel "dipingermi" di rosso con colpi solenni: mi colpisce e contiamo, guarda il suo capolavoro e continua fino all' ultimo colpo, il più duro proprio perché è l' ultimo. Mi ha invitata a guardarmi allo specchio mentre mi sovrastava: montata e smontata ero bellissima, eravamo bellissimi. Abbiamo continuato fino al momento delle coccole a letto, per le quali io letteralmente mi sciolgo diventando una zolletta di zucchero, e fino a quando non siamo andati sul terrazzo a dare una sbirciatina fuori, o forse a soddisfare la nostra vena esibizionista, in realtà più mia che sua: dopo qualche colpo di cazzo nel culo all' aperto ha prevalso infatti il suo senso del pudore in pubblico...ci dovrò lavorare. E, preparato questo bel regalo, siamo al momento degli auguri: ti auguro di vivere ogni giorno come un nostro incontro, con la stessa gioia, serenità e la stessa passione. Premettendo che a me auguro di festeggiare tantissimi altri tuoi compleanni, oggi ti auguro di rimanere sempre la persona onesta, affettuosa, pacata, placante nel mio caso, e ironica che sei. Lo faccio egoisticamente: sono queste le qualità che, al di là del meraviglioso sesso, mi tengono a te, è questo che mi ha fatto innamorare di te.
N.b. la torta la consumeremo insieme, la modalità la detterà, come sempre, il nostro istinto.
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IL BADILE RUBATO
‘Un mare di emozioni con saltuarie boe di raziocinio’
Questa è la metafora che finalmente sono riuscito a tirare fuori dopo una mattinata intera a tagliare l’erba con le braccia e a pensare tutt’altro con la testa.
Una domanda che mi sono sentito rivolgere spesso da conoscenti e colleghi, dopo un po’ che avevano avuto occasione di frequentarmi, è come facessi ad essere sempre allegro e gentile... ‘Ma non hai mai delle giornate storte in cui sei incazzato?’
La mia risposta breve è sempre la solita - Perché, tu stando incazzato riesci a raddrizzarle? - ma se proprio vogliono approfondire e imparare la tecnica mistica di Hokuto Shinken con cui riesco a essere sempre allegro e gentile, allora racconto la storia del badile rubato (spoiler: non viene mai rubato).
A differenza di me, la mia compagna è piuttosto ansiosa e tende a immaginare scenari apocalittici per qualsiasi azione ci apprestiamo a fare, la qual cosa è purtroppo frutto di esperienze pregresse in particolari momenti della sua vita. Un giorno, dopo aver scavato delle buche per piantare dei pali in giardino, rientro a casa lasciando il badile appoggiato accanto alla porta, senza quindi rimetterlo nel capanno degli attrezzi.
Quando la mia compagna lo vede mi fa - Mettilo a posto sennò ce lo rubano!
Ora attenzione al contesto: noi abitiamo in una casa in cima a una collina, tutta di nostra proprietà, con muri, recinti e siepi spinose. Chi volesse rubarmi il badile dovrebbe parcheggiare la macchina a qualche centinaio di metri di distanza (non c’è parcheggio sulla strada), scavalcare il cancello o le recinzioni, avvicinarsi molto di soppiatto, accorgersi dei cani che stanno facendo il diavolo dietro la porta, prendere il badile e scappare velocemente con fare sospetto. E tutto per un attrezzo rugginoso col manico tarlato.
Benissimo - le rispondo - se ce lo rubano così sapremo che ci sono dei ladri in giro e aumenteremo le misure di sicurezza.
E questo vale per qualsiasi cazzo di aspetto della mia e della vostra vita.
Io non posso dire quanto sia vasto e burrascoso il mare delle vostre emozioni e, soprattutto, la proporzione tra quelle positive e quelle negative esperite durante la vostra vita ma posso dirvi una cosa del mio... ci si perderebbe pure Monkey D. Rufy di One Piece e quindi molto spesso mi conviene ancorarmi alle numerose boe di raziocino per fare il punto prima di riprendere il largo.
Quanto è probabile che mi rubino quel badile?
È così importante quel badile? Cosa rappresenta?
Quante energie mi conviene spendere per proteggerlo?
Potrei smettere di scavare buche oppure farlo con un trivellatore portatile?
Sì, ok... non è che mi faccio queste seghe mentali per ogni passaggio della mia giornata ma se provate a sostituire il concetto di ‘badile’ con quello di salute, successo, relazioni, lavoro, amore, futuro etc vi renderete conto che molti di voi stanno spendendo una quantità enorme di energie fisiche e mentali per proteggere un qualcosa da qualcos’altro, senza aver ben presente il reale valore di quello che hanno e la reale portata della minaccia nei loro confronti.
Sono gentile e allegro ma sono anche terribilmente stanco... stanco di vedere persone consumate nella spasmodica tensione verso una felicità raccontata o immaginata, fatta di sacrifici imposti da altri e in continua guerra contro un futuro che pare minacciare l’olocausto quando poi le trincee e il filo spinato sono state messe attorno al vostro cuore da persone che non sopportano di vedervi felici qui e ora.
Per favore, smettete di chiudere il badile nel capanno e lasciatelo accanto alla porta di casa... forse un giorno ve lo ruberanno ma allora voi potrete affrontare quel furto con la forza della serenità che può venire solo dall’abbondanza dei veri voi stessi, coltivati sui vecchi campi di battaglia ora rigogliosi di vita.
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Gli occhi appesantiti iniziano a chiudersi. È arrivato il momento. Chiudo il libro che sto leggendo e, come ogni domenica mattina, lascio che il sonno faccia il suo corso. Decido di dargli una mano, mi giro sul fianco e con una gamba abbraccio il cuscino al centro del letto. Il vestitino messo per cercare di rimanere fresca dopo la doccia sale scoprendomi la coscia ma lo lascio stare, troppo stanca al solo pensiero di alzare un arto che sembra pesare il doppio del solito. Morfeo mi accoglie fra le sue braccia e il tanto agognato sonno, finalmente, si impadronisce di me.
Lo avverto, inconsciamente, fissarmi dal lato destro del mio letto. Il suo sguardo va ovunque e mi fa muovere con irrequietezza mentre continuo a perdermi in un dormire senza sogni. I suoi occhi diventano talmente insistenti da essere percepibili concretamente sulla mia pelle, una mano che mi accarezza e lascia brividi al suo passaggio. Gioca con la cavigliera, traccia il mio tatuaggio e risale fino all'orlo del vestito rubato a mia madre.
Lo scosta scoprendo l'intimo nero, il suo colore preferito. Sapevo sarebbe venuto a trovarmi.
Il suo viaggio continua fino ad arrivare alla mia guancia, si piega di fianco al letto e si sporge su di me. "Che disperata che sei, mi aspetti sempre" mi sussurra all'orecchio prima di lasciare una scia di baci impercettibili dal mento fino alla parte di seno lasciata visibile dallo scollo del vestito. Lo sento sempre più frenetico nello spostare le spalline per proseguire con quelli che, da baci, sono diventati morsi. Man mano che scende ne aumenta la stretta, fino a lasciare il segno proprio sopra l'elastico di quel tessuto nero che lo separa dalla sua meta.
L'ultimo ostacolo.
Ma lui è di se stesso e nessun altro, non concede un secondo in più. Spostando le mutandine di lato si prende quello che vuole, come vuole, finché non ottiene ciò per cui è venuto. Come arriva va via.
Il vestito spostato, l'intimo umido e un bigliettino stropicciato mi danno il secondo buongiorno della giornata. Un po' più amaro e irraggiungibile del primo.
"Ci vediamo, alla prossima"
Forse il sonno non era poi così privo di sogni.
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Settembre/ottobre sono i mesi peggiori per l'ansia. L'anno scorso non mangiavo più, quest'anno poco ci manca. Ieri è stata una giornata pesantissima, la notte non ho dormito mai per l'ansia, mi son trovata a piangere nel letto da sola, ho ripreso una routine e mi ci devo ancora abituare, stanno cambiando delle cose e altrettante cambieranno, più mettici la dentista con una visita diversa dal solito (e fifona come sono io, non vi dico) che poi alla fine sta giornata l'ho superata senza ripercussioni ma eccomi arrivata a sera che tutta la tensione del giorno si scatena pian piano, la sento nel petto, nello stomaco, nella pancia, incastrata nella mia mente. Sarà il cambio stagione, il cambio vita, non lo so, ma è debilitante aver paura di uscire di casa perché la tua mente gioca brutti scherzi. Al liceo la vivevo meglio, mi alzavo presto, sentivo la musica nell'autobus, avevo crisi d'ansia forti e improvvise nella notte ma questo non mi ha mai creato disagi nell'affrontare le giornate. Ora tutto è così spaventoso e difficile, vedo il terrore dove non ce n'è. Sto facendo un'esperienza diversa e uscire di colpo dalla mia comfort zone è stato un trauma, manco quando lavoravo in fabbrica avevo avuto queste passate, se non sporadicamente e ridotte. Mi sento ridicola, mi vergogno delle mie emozioni, l'ansia è un mostro, ti divora dentro, io non vivo mai le cose perché la mia mente va avanti, o va alla fine oppure ancora più in la a chiedere cosa succederà. Non mi vivo mai il momento se non quelli dove ho paura e ho ansia. Sono a casa e posso rilassarmi dormendo? La mia mente pensa già a domattina e a cosa farò. Non va bene così, io mi sforzo davvero di pensare solo al presente e che fasciarmi la testa prima del dovuto non ha senso ed è deleterio, ma non ci riesco. Ho una fottuta paura di viverla questa vita, forse prima non ne avevo perché non lo realizzavo ma ora che sono grande mi rendo davvero conto che tutto dipende solo da me, che la vita continua e non si ferma se resti indietro, se ne sbatte il cazzo se ti perdi, hai paura o sei pronta. La vita è una fottuta puttana che ti ruba soldi in cambio di brevi istanti di piacere. Ho una visione catastrofica delle cose, lo so. Non so come essere più ottimista, nonostante magari le cose alla fine vanno sempre bene e i momenti no reali, quindi non dettati dall'ansia, sono davvero rari. In questo mese ho preso il lexotan 5 volte, ben 4 volte in più della mia media mensile. Tanto se sento lo psichiatra al massimo me lo darà tutte le sere, quindi tanto vale che lo prendo al bisogno finché magari non passa da solo.
Vabbè.
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Una caratteristica che mi ha colpito, delle mie coinquiline, forse più di ogni altra cosa i primi giorni che sono arrivato nell'appartamento, e che mi stupisce ancora oggi come in quei momenti iniziali, riguarda il tenere le porte aperte.
In un certo senso fa parte di quelle cose che possono sembrare banali ma che per me sono enormi.
Le mie compagne di appartamento, con la massima naturalezza, praticamente non chiudono mai le porte delle loro camere. Ovviamente a volte le chiudono: giusto quando si cambiano e si tolgono le mutande, anche perché non sono esibizioniste, sono solo semplici e naturali. In fatti, a parte i brevi momenti in cui si cambiano l'intimo, tengono le porte delle camere aperte, semplicemente perché sono abituate così, e perché, nella loro mente vivono le cose con semplicità, non hanno nulla da nascondere.
Certo, può essere vista come una cosa normale, ma per me, appena arrivato lì, non lo era, mi sembrava che andasse contro i tabù che anni di vita repressa con i miei genitori mi avevano inculcato in testa, e mi emozionava moltissimo. Perché già quando vivevo da figlio unico con i miei la cosa era: porte sempre chiuse. Figuriamoci che cosa ha significato per me, una volta nell'appartamento, quella "apertura", in senso sia simbolico che materiale.
Le tre studentesse che abitano con me tengono le porte delle camere aperte (semplicemente non si pongono neanche il problema di chiuderle) qualunque cosa facciano, anche mentre dormono. Questa è la cosa che mi ha colpito di più fin da subito: la loro naturalezza nel condividere con semplicità il momento in cui si trovano nei loro letti, considerato che una delle due stanze, quella di Violetta e Veronica, dà direttamente sul soggiorno, e quella di Annarita è in un punto di passaggio davanti alla mia camera.
E questa apertura, questo "mostrarsi così come sono" senza barriere, è un segno di condivisione che per me è una cosa bellissima, che mi lascia senza parole.
Praticamente, per me è diventato normale scorgere le ragazze in camera in qualunque momento della giornata, e soprattutto vederle coricate nei loro letti, e averle nella mia linea visuale, mentre faccio colazione, la mattina mentre loro si svegliano lentamente e poi si alzano pian piano.
Cioè, è diventato normale nel senso che mi succede tutti i giorni, ma non è "diventato normale" nel senso che ancora adesso questa visione mi emoziona e ogni giorno penso "incredibile che sia successo proprio a me".
Io ero stato abituato dai miei, nella loro logica repressiva, a tenere sempre la porta chiusa, al punto che anche adesso che vivo nell'appartamento ho difficoltà ad "aprirmi" da questo punto di vista, e sono l'unico che continua a dormire con la porta chiusa, anche se mi piacerebbe avere la libertà che hanno le coinquiline, ma non ci riesco. Ma le mie compagne di casa hanno capito che sono fatto così, e mi accettano pienamente. Non mi chiedono di essere come loro, neanche in questa "apertura totale", e in questo si dimostrano molto delicate.
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hey, ho letto qualche tuo post spero che quello che sto per dire non ti dia fastidio: anche io sono a dieta, è un percorso duro e spesso la gente tende a non capire lo sforzo e la sofferenza che c'è dietro a chi lo intraprende minimizzando il tutto dietro a frasi come "vedrai come sarai bella dopo!!" senza rendersi conto di quanto sia deleterio per noi. io da adolescente (15-16 anni) ero davvero molto magra, la gente tende a ricordarsi di me come quella piccola e snella ragazzina trasparente ma adesso ho 25 anni, la crescita, lo sviluppo, il diventare donna ha cambiato molte cose compreso il mio peso. non ho mai visto questo come un problema anzi, proprio perché da ragazzina non mangiavo e mi privavo di tutto avevo iniziato a vedere il mio nuovo rapporto con il cibo come uno sviluppo positivo. questo finché da qualche mese a questa parte la mia famiglia ha iniziato a dirmi quanto fossi ingrassata, grossa, diversa, "fai sport" - "smetti di mangiare" - "dei perdere almeno tre chili" e all'improvviso tutti i miei progressi sono tornati ad essere nulli, vani. il cibo mi faceva schifo, pensare anche solo a mangiare mi faceva venire le lacrime agli occhi e il tremore alle mani, tutti i pensieri intrusivi sono tornati e continuavo ossessivamente a guardare le foto dei miei quindici anni. tutto questo te lo sto raccontando come grossa premessa per dirti che: lo capisco, so bene come ci si sente e quanto questo possa essere pesante ma.. non lasciare che rovini le tue giornate, o la tua vita, si può sempre trovare un equilibrio anche se spesso è minato da qualche pensiero di troppo. io cerco di prendere ogni giorno con ironia e ho iniziato a fare le foto a tutte le brutte, bruttissime, composizioni che creo con gli elementi della dieta giornaliera (anche perché.. Che bel piatto può venire fuori con otto pezzetti di pollo e un fetta di pane?) e cerco di pensare che lo sto facendo per me e non per un canone estetico imposto. comunque il tutto per dire, cerca di non essere troppo dura con te stessa, i cambiamenti vanno bene anche se drastici, l'importante è trovare sempre dentro se stessi la bussola giusta che ci faccia capire cosa sia giusto per noi, ti auguro che questo percorso vada meglio e che prima o poi prenda una svolta positiva che non ti faccia essere troppo severa con te stessa e ricordati che -purtroppo- il copro femminile cambia inevitabilmente e che non è colpa nostra.
spero di non aver parlato a sproposito, buona giornata 🌸
Non hai parlato a sproposito, anzi, ti ringrazio per aver condiviso questi tuoi pensieri con me.
In certi momenti ho chiaro in mente il fatto che non sia totalmente mia la colpa di come sono diventata ma è frutto di un insieme di cose che mi hanno portata ad essere così, però in altri momenti non riesco a non darmi la colpa anche se razionalmente riconosco che più mi incolpo e più faccio passi indietro.
Purtroppo chi non vive questa situazione non ci può capire totalmente e sappiamo noi tutti i sacrifici che facciamo ogni giorno. È bello che qualcuno riesca a comprendere quello che provo anche se dall'altra parte non vorrei mai che qualcuno provasse questa sensazione perché so quanto è brutta.
Facevo anche io le foto alle mie brutte composizioni con il cibo e posso dire che mi è stato utile per tantissimo tempo.. a distanza di anni le riguardo e mi chiedo 'dove trovavo la forza per farlo?' ora banalmente fatico anche ad alzarmi dal letto o a mettere in ordine camera... Però voglio riprendere a farlo perché mi faceva stare bene.
Auguro anche a te di poter andare avanti nel migliore dei modi PER TE e non perché gli altri hanno qualcosa da ridire sul tuo corpo. Il nostro corpo è casa nostra e nessun altro oltre a noi ha il diritto di esprimersi a riguardo. Se ciò che fai lo fai per migliorarti e perché ti fa stare bene continua a farlo, perché è questo ciò che importa veramente.
Grazie ancora per tutto ciò che hai detto 🫶🏻🌸
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TMAGP003 - Mettere radici
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Un computer dell’O.I.A.R. inizia a registrare]
[Qualcuno scrive velocemente su una tastiera, poi un invio deciso]
[Suono di un errore]
[Un agonizzante lamento di frustrazione]
COLIN
(a denti stretti) Ma dai.
ALICE
Che cosa sarebbe di preciso un errore .jmj? Che vuol dire?
COLIN
Niente. È solo una scusa del sistema per rovinarmi la giornata, ecco che cos'è.
ALICE
Potrei provare un altro computer–?
[Colin continua a scrivere mentre parla]
COLIN
No. Lo sta facendo apposta e cambiare computer lo incoraggerà. Non c’è niente di sbagliato, è solo che non accetta i comandi.
ALICE
Cioè – (una risatina divertita) mood, ma comunque…
[Colin pigia altri tasti]
[Errore]
[Colpisce il lato del monitor, forte, più volte]
ALICE
Devo chiamare Lena prima che tu spacchi Freddie? Questa è quasi un’aggressione.
COLIN
(Distratto per la concentrazione) A me o al computer? E cosa potrebbe fare Lena di preciso?
ALICE
Non so. Potrebbe essere utile avere un’altra testimone per quando la situazione degnera in omicidio.
[Tasti. Errore.]
COLIN
E che testimone. Non saprebbe riconoscere un comando DOS nemmeno se le mordesse il culo. Senti, hai messo mano alla directory o qualcosa del genere?
ALICE
Certo che no! Perché dovrei mettermi a litigare con Freddie? Quello è il tuo lavoro.
[Colin scrive ancora]
COLIN
(implorando) Dai funziona, ti prego!
[Pigia invio con l’attenzione con cui si disinnesca una bomba]
[Errore]
COLIN
Bastardo! (scrive) Dimmi solo quale è l’errore! Ti serve qualcosa? Devo prendere un disco di avvio? Ti serve un cavolo di massaggio? COSA?
[Alice ridacchia]
[Tasti. Poi di nuovo errore.]
ALICE
Vuoi fare una telefonata a un amico? Magari al dipartimento di informatica?
[Una sedia con le rotelle viene spostata]
COLIN
Non sono amici amici miei, nemmeno tuoi. Ti seppelliscono di scartoffie solo per sostituire un tappetino per il mouse - lo sai.
[Colin s’infila sotto la scrivania]
Conosco questo sistema meglio di chiunque altro ancora in vita e ciò nonostante non capisco come funziona! Quindi posso garantirti che nessuno di quegli idioti non sa nemmeno da dove iniziare con questa fumante pila di me-
ALICE
(al computer) È tutto okay, Freddie-piccino. (Lo accarezza) Andrà tutto bene, tesorino.
COLIN
Non provarci con il computer mentre ci sto lavorando.
ALICE
Hey, non sono io quella a pecora…
COLIN
(riemerge da sotto la scrivania) Sono serio. Non dargli una personalità. Non dovresti nemmeno chiamarlo “Freddie.”
ALICE
Uh-huh. Perché FR3-D1 è così facile da dire.
COLIN
Fare amicizia con questo stramaledetto programma che prova ad annientarsi ogni volta che apro una finestra non è “carino”. Già è abbastanza difficile dedicare ogni secondo della mia vita a impedire che questo intricato casino sporchi il letto senza che tu ti incazzi.
ALICE
Oh andiamo, non è poi così male.
COLIN
Hai almeno idea di che cosa succederebbe se questo coso alla fine riuscisse ad estinguersi?
ALICE
(tono piatto) …Andremmo a casa prima?
[Colin fa un suono irritato]
[Scrive]
ALICE
Forse ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
COLIN
O forse solo ha solo bisogno di un bel calcio nelle p-
[Dei rumori indistinti diventano un audio]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
Caso: Omicidio Data: …
COLIN
Grazie a Dio!
[Colin schiaccia la barra dello spazio per metterlo in pausa]
[La registrazione si interrompe]
ALICE
Hey, l’hai aggiustato! Ed eccccccco Freddie!
COLIN
Hai sbagliato film.
ALICE
Meh, sappiamo entrambi che Robert Englund sarebbe stato più bravo. Complimenti, Colin, sei una star.
[Si sposta e gli dà un colpetto sulla schiena]
Devo processare delle montagne di roba stasera, quindi fallo partire, io vado a mettere su il bollitore! Vuoi niente?
COLIN
Uno scotch doppio.
ALICE
Vada per del caffè vecchio di due giorni.
COLIN
(con la testa tra le mani) Eurgh.
[Colin schiaccia di nuovo la barra spaziatrice con aggressività]
[Passi mentre si allontana]
[Il computer inizia a parlare da solo]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
….zero- tre, zero-quattro, duemilanove. 8:45 a.m.
[Norris come l’altra volta sembra umano ma ha una cadenza robotica]
Racocolta: Deposito CID del Kent.
Oggetto: Diario del Dr. Samuel Webber, età 46 anni. Rilasciato da Harriot Manning, counselor specializzato nell’elaborazione del lutto. Ritrovato all’interno di una ventiquattrore nera danneggiata dall’acqua, parzialmente sotterrato, attraversato da delle radici ammuffite.
Ulteriori contenuti: Uno smartphone danneggiato dall’acqua. Un portafoglio con la carta di identità del Dr.Webber e la sua carta di credito. Le chiavi del n.13 di Marigold Drive con un portachiavi d’oro. Parti delle cartelle mediche di Gerald Andrews - età 37 anni, al n.12 di Castlehill Avenue - e Maddie Webber - età 39 anni, deceduta.
Caso: 1201/19
Numero di serie: 72003210
Raccolto da: Agente Speciale Caroline Jennings, 2911
Diretto a: Deposito Prove Sud-Est – Lewisham
Seguono passaggi del diario di interesse:
Data: 07-12-09. 10:03 p.m.
[La voce di Norris si fa completamente umana non appena inizia a leggere dal diario]
La giornata di oggi è stata da manicomio. Avevo pianificato tutto, tutto quanto! E poi un attacco di panico mi ha soffocato lasciandomi senza determinazione. È stato così umiliante! Mi sono sentito come se il terreno si sarebbe aperto sotto i miei piedi con tutti che mi fissavano, solo per alzare gli occhi al cielo davanti alla mia “isteria,” per usare le parole dei paramedici. Loro non capiscono. Ero quasi sul punto di essere preso… Ma è fatta. Ora devo soltanto sparire.
Non posso tornare a casa. Per lo meno non per qualche giorno. E dovrò evitare i soliti posti finché non si saranno nuovamente scordati di me. Non dovrebbe essere difficile, che sarà mai un altro dottore stressato. Solamente un uomo grigio in mezzo alla folla, mai degno di nota finché non necessario.
Un uomo nella metro continuava a fissarmi. Sembrava che stesse cercando di connettere i puntini… sono paranoico, lo so, a starmene sdraiato in mezzo ai fiori di campo in un giardino dimenticato. Il fango mi ha rovinato le scarpe.
Non ho molto nella valigetta. Comunque, fare un elenco aiuta a mantenere l’ordine:
Fascicoli su “gli amanti sventurati”
Il turno di lunedì mattina - spero che l’operazione della signora Mrs. Campbell’s sia andata bene
Nove caramelle Werther’s Originals (perché a un certo punto sono diventato un vecchietto senza rendermene conto)
Penne, blocchetti per le ricette
Tessera Oyster – sempre valida
23 sterline e 22 in contante– pensavo fossero 24, ma una delle monete era un euro consumato. Non sono certo del tasso di cambio…
Questo diario, ovviamente. Molte grazie, counselor - è più probabile che lo usi come esca per il fuoco che per “esprimere i miei sentimenti”
E il mio telefono. Batteria al 43%, 1 tacca… Possono rintracciare le SIM, no? Dovrei probabilmente distruggerla. Meglio rimanere isolato che essere beccato.
È quasi mezzanotte. (Perché non è più buio?) Non mi sono portato dietro un pranzo, non pensavo che mi sarebbe servito. Non pensavo che sarei riuscito ad arrivare a questo punto. Mi chiedo per quanto dovrò rimanermene qui prima che smettano di cercare. Probabilmente dovrei mangiare una Werther’s. Solo una però. Cristo, mi sono ridotto a dover razionare le caramelle.
Devo trovare un posto asciutto. (Per quale motivo ho mai scelto di nascondermi qui?) Potrei provare in un ostello? Dovrei mostrare un documento? Potrei mentire, usare un nome finto.
Potrei essere Gerald Andrews. Sono certo che a Maddie sarebbe piaciuto molto.
Adesso ricordo. Era per il gelsomino. Quel profumo nella pioggerella sottile mi ha attirato. Me la ricorda così tanto.
[Una musica molto leggera inizia a crescere]
Maddie amava il profumo del gelsomino. Avrebbe adorato questo posto, nascosto tra i brutti vicoli di mattoni.
Mi avrebbe fatto delle domande sulle piante, e io le avrei risposto che non sapevo. Non sapevo nemmeno che i giardini potessero fiorire così tardi.
Non stavo ragionando quando mi sono fatto strada oltre il cancello. Stavo solo seguendo il mio naso verso i ricordi di tempi più felici, suppongo. L’odore è molto più pungente qui dentro di quanto non lo fosse da fuori, e quasi eccessivamente dolce-quasi-marcio vicino alle piante. Maddie avrebbe saputo che cosa è. Ma è buio e silenzioso, questa è la cosa più importante.
Sembra che nessuno si prenda cura del giardino, cosa che mi va benissimo. Cresce selvatico attorno alle rovine di una qualche chiesa distrutta dalle bombe. È bello vedere la natura che guarisce delle vecchie ferite.
Mi sono graffiato le mani e la faccia lottando per farmi strada tra i cespugli sotto uno dei vecchi archi. Ho freddo ma ne vale la pena; qui non mi troverà nessuno.
C’è un tale silenzio. Il fitto fogliame soffoca il rumore della città in un sussurro. Posso a malapena sentire le sirene. Dubito che siano per me, ma rimango comunque fermo.
Non ho molta scelta; dove altro potrei andare? Non posso andare a casa, quello è il primo luogo che controlleranno. Tra l’altro lì ci sono troppi ricordi, e - (inspira) ci sono i vicini… Sempre a ficcanasare con i loro volantini sulla sicurezza del vicinato.
Lista di altri possibili nascondigli:
Il terreno dello Zio T. Sicuro, ma a circa 9 miglia - troppo lontano. Le uova fresche di giornata sono un plus, ma non esattamente di proprietà. Tra l’altro, il gallo potrebbe essere un problema.
La cantina dell’ospedale. Sarebbe stata la soluzione migliore, ma arrivare lì senza essere visto è un problema eccetera, e non sarebbe facile trovare del cibo. Di sicuro sarebbe stata più calda e asciutta, con il boiler acceso tutto il giorno.
Sono più al sicuro qui nel mio piccolo santuario. Sudicio e dolorante, ma al sicuro.
Suppongo ci sia un’altra possibilità.
Il magazzino.
Ho sempre una chiave. Il mio nome non è più sul contratto, ed è riparato e asciutto, ma… Maddie ha messo lì tutte le sue cose dopo che se n'è andata. Non so se ce la faccio ad essere circondato da tutta quella storia, anche se sarebbe più comodo.
Non riesco a dormire. Questo fastidio mi sta uccidendo! Lo sento anche se standomene sdraiato a terra ho perso la sensibilità per il freddo. Deve essere una reazione allergica a qualcosa. L’irritazione si estende per tutto il lato sinistro. Proverò a cercare un posto migliore con la luce.
Credo di aver sentito qualcuno che mi chiamava per nome. Niente torce però, nessun movimento, solo la voce. Sembrava Maddie. Le mie mani non la smettono di tremare.
La mezzanotte è passata da un pezzo. Dovrebbe - essere buio pesto, ma riesco ancora a distinguere delle sagome grigie nell’ombra. La voce mi sta ancora chiamando. Devo rimanere immobile anche se il mio cuore sta battendo all’impazzata. Mi sa che dei rami si sono spezzati, ma non so dove.
Manca poco alla mattina, ma la sento ancora là fuori, che si muove nel giardino. Per poco non rispondevo mentre sonnecchiavo.
Il mio cellulare è morto. Proprio la mia fortuna. Riesco a vederci abbastanza per scrivere, quindi dovrebbe mancare poco all’alba… Dio solo sa se mi serve del calore.
L’irritazione sta peggiorando e i graffi finiranno per infettarsi se non li pulisco. Ne ho controllato uno sul mio avambraccio e sembra che stia secretando qualcosa pieno di filamenti semitrasparenti e a spirale. Sottili come capelli, le radici sono venute via facilmente quando ho tirato con uno strappo che ho sentito sia fisicamente che come rumore. Non ho mai visto niente di simile prima d’ora, ma d’altronde la dermatologia non è mai stata il mio forte.
Se avessi gli strumenti giusti, sarebbe molto più facile. Devo trovare un bisturi e uno specchio. Ho pulito i graffi alla meno peggio, ma adesso quando mi muovo ho delle fitte all’addome.
Condizioni attuali:
Sento il sapore dell’anice.
Mi sta colando il naso. Muco normale, grazie a dio.
L’irritazione si è diffusa su tutta la mia schiena adesso, e se mi muovo, riesco a sentire la zona irrigidita che si apre e gocciola come una crosta.
Mi sento molto stanco. Probabilmente l'ipotermia. Brutto segno.
Le mie unghie sono nere per il terreno, anche se non mi ricordo di aver scavato…
I graffi stanno tutti gocciolando adesso.
Fatico a non ricadere in sogni vividi.
Devo alzarmi, uscire di qui per trovare delle cure. Per lo meno devo rischiare in una farmacia. Ne ho vista una a qualche strada di distanza. Non sono di questa zona, quindi dubito che mi riconosceranno. Ho ancora il mio blocchetto delle ricette con me, ma usare i miei stessi fogli sarebbe incredibilmente stupido.
Questo luogo è di gran lunga più grande di quanto non avessi pensato. Ho seguito le betulle e le chiome lungo quel sentiero di ghiaia vicino al muro. Bordato di muschio. C’è una fitta parete di boscaglia che schiaccia la recinzione. Lo so, io - me lo ricordo. Non riesco più a sentire il traffico adesso. È difficile continuare a muoversi.
Non riesco a trovare un ingresso. Mi sono rassegnato a farmi strada a forza nei cespugli ingarbugliati come prima. È stato molto doloroso, ma ce l’ho fatta. Solo per scoprire che il giardino continua dall’altra parte. Sembra lo stesso. Credo anche che Maddie sia sempre lì.
Gelsomino ovunque. L’odore mi punge dove mi tocca, ma - questo non ha senso. Mi chiedo se sia psicosomatico? Una coscienza sporca abbinata alla polmonite…
Sono di nuovo tra la vegetazione bassa. Non sono sicuro di essermi mai alzato. Non ricordo di esserci tornato - i miei piedi sono gonfi.
C’è qualcosa di molto sbagliato. Devo andare alla farmacia ora o mai più. Sono riuscito a infilare a forza i piedi nelle scarpe con qualche puntura, ma… fatico a stare in piedi.
Maddie ha ragione, però. I dottori sono i peggiori pazienti. Siamo sempre ad auto-diagnosticarci, e la vediamo sempre nera. Si è offerta di andare e prendermi le medicine. È sempre stata gentile.
Cercherò di mantenermi caldo e dormire finché non spunta il sole. Desidero così tanto vederlo di nuovo.questa notte sembra infinita. Voglio sentire nuovamente il calore.
Ho così tanta paura. Grazie a dio c’è Maddie. Devo trattarla meglio. Tornerà presto con le medicine.
Aggiornamento delle condizioni:
Bocca secca e gola gonfia. Adesso sento il sapore di anice bruciato.
Le dita sulla mano sinistra sono quasi immobili. La destra non è messa molto meglio. (fa scattare la penna) Non so per quanto ancora riuscirò a scrivere.
Il dolore all’addome è passato e le perdite sono pressoché finite, ma mi fa male la schiena.
Ho senza dubbio un’infezione. Nei graffi stanno germogliando qualche sorta di polipi e anche toccandoli molto delicatamente sembra di picchiare un nervo scoperto.
Puzzo di gelsomino. O almeno credo.
Devo solo riposare, e questo posto è abbastanza sicuro. Maddie però non è ancora tornata. Spero stia bene. Mi manca la sua risata. E quel sorriso.
Mi preoccupo quando esce da sola. Potrebbe parlare con chiunque, come Gerald. Non mi è mai piaciuto lui. Dovrei dedicarle più tempo; sono troppo impegnato e lavoro fin troppo. Arrivo a casa e - vado diretto a dormire! Devo fare attenzione o finiremo per allontanarci. Non so cosa potrei fare se pensassi di averla persa.
Ma qui non sono solo. Sono coperto di insetti. Sembra piacergli mangiare dalle mie ferite, quindi glielo lascio fare. Tra l’altro grattano il prurito.
Il braccio destro adesso è del tutto insensibile e la pelle si sta aprendo fino all’osso. Ho rimosso le falangi - tirandole via come il nocciolo da una pesa. Le ho piantate in profondità. Le mosche hanno assalito la ferita, e presto ci saranno le larve a mangiare solamente la carne morta, lasciando quella viva. La natura è così meravigliosa, così efficiente; niente nel giardino viene sprecato.
Posso vedere che le mie ossa sono avvolte dagli stessi strani filamenti sottili delle ferite. È una cosa così affascinante da osservare. Dovrei scrivere un articolo. Ovviamente se l’infezione dovesse raggiungere il midollo ci potrebbero essere delle complicazioni. Potrei prendere delle contromisure più drastiche, ma mi servirebbe qualcosa con cui tagliare. Qualcosa di duro e pesante. Una roccia forse? Potrei? Dovrei?
Non saprei per quanto ho dormito. Sempre niente sole.
Maddie, sei tu?
Hai ragione. Dovrei rimanere.
È tornata da me! Solo un sussurro ma è proprio lei! Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato. Dice che c’è un punto dove posso sedermi al sole e sentire il vento sul volto. Cosa farei senza di lei?
Abbiamo deciso di non asportare più niente di me mentre la mia condizione è in fase di sviluppo. A Maddie non sembra prudente, adesso che il vomito è passato. È stata una situazione delicata per un po’ di tempo, ma credo di aver espulso la maggior parte del marcio, e creato abbastanza spazio per crescere.
Monitoneremo il progresso, ovviamente con un rigido regime di aria fresca, luce del sole e riposo. (Sorridendo) I polipi dovrebbero fiorire tra poco.
Aggiornamento delle condizioni:
Ho acquisito un bel po’ di peso e la mia pelle sta venendo via bene, come un pomodoro cotto.
Le gambe saranno presto non reattive. Devo rendere definitiva la mia posizione prima di allora, ma ci sono moltissime variabili da prendere in considerazione. Maddie mi sta dando consigli.
Le radici si sono liberate del peso della mia carne, e questa si stacca dalle ossa e cade nel terreno.
Niente afidi o altri parassiti. Sono piuttosto sano.
(Con gioia) Le nubi si sono finalmente aperte e i cieli azzurri sono così luminosi, quasi accecanti! Siamo benedetti con una tale raggiante gioia di calore e amore, seduti insieme nel nostro giardino. Il pensiero di tutti quegli anni alle mie spalle, a faticare nel buio, ignorando il nutrimento per mè stesso e gli altri, così riservato… Ma non più. Ho così tanto tempo adesso, qui nella luce. Ma - stranamente, nel profondo del mio animo, sotto le radici, c’è qualcosa che ancora trema di paura.
Non capisco perché. Il sole è luminoso, le mie radici sono profonde, e la brezza e fresca e pulita. (La voce rallenta, diventando più robotica) Credo che rimarrò qui per un bel po’.
[Il computer si spegne con un bip e dei rumori]
[I rumori della CCTV per una nuova registrazione]
[La macchinetta del caffè si avvia]
[Sam fa un piccolo sospiro]
[Versa il caffè]
ALICE
Versane anche agli altri, se non ti dispiace.
SAM
Certo.
[Continua a versare]
[Sam sospira di nuovo, un po’ frustrato]
ALICE
Già. Non ho sentito tutto, ma è sembrato divertente.
SAM
Com’è che lo devo classificare? Dubito ci sia un codice per “giardino-pasrassita-che-gli-sussurra-all’orecchio-con-la-voce-della-donna-che-ha-palesemente-ucciso-e-poi-ti-trasforma-tipo-in-albero.”
ALICE
“Infezione” comma“arborea”? Incrociato con “colpa” se sei ispirato.
SAM
(divertito) Ovviamente.
[Sam versa il caffè]
[Passi quando lo serve]
ALICE
Alla salute.
[Bevono]
SAM
(Notando la sua espressione) …Cosa?
ALICE
Stavo solo pensando. Ti dispiacerebbe farmi un favore?
SAM
Dipende.
ALICE
Niente di osceno -
SAM
Oh bene.
ALICE
– è solo…
Ti dispiacerebbe chiamare il dipartimento informatico per conto mio?
SAM
Pensavo che Colin fosse riuscito ad aggiustarti il computer.
ALICE
L’ha fatto, con tanto di ramanzina, e onestamente sono piuttosto stufa di doverci rimettere ogni volta che Freddie fa le bizze. Sappiamo tutti che il sistema è un casino, Colin ce l’ha detto tipo un miliardo di volte, ma è lui che quello che mette sempre mano al sistema, e, beh…
SAM
Pensi che sia lui a causare i problemi?
ALICE
È solo che ho iniziato a chiederme se ha idea di cosa sta facendo con tutto quel - groviglio di codici. Chiederei io al dipartimento ma, se Colin dovesse beccarmi, darà di matto!
SAM
(sarcastico) Oh giusto, ma io e lui adesso siamo così vicini proprio dopo il tuo scherzetto la mia prima sera.
ALICE
Ahhh, ma tu sei nuovo. Puoi sempre appellarti all’ignoranza! Per l’amor del cielo quella sì che è una scusa credibile. Sei praticamente un puledrino appena nato che gira per la stalla sulle sue zampette a grissino.
SAM
Beh, grazie mille.
ALICE
(punzecchiando) Non c’è di che.
SAM
Guarda, Alice – in questo momento l’unica cosa che voglio è alzare un polverone, mi sembra che ci sia già troppa tensione così com’è.
ALICE
Sto solo dicendo che è Colin ad armeggiare sempre con questo sistema, e non ho mai visto della supervisione.
Se tu fai delle domande ai piani alti su questa situazione, con gli occhioni da Bambi e così innocente, potrebbe partire un campanello d’allarme! Potrebbero anche venire giù e fare un aggiornamento o un reboot, o che ne so.
SAM
Hmmmmmm. La tua argomentazione non è niente male…
ALICE
Grazie.
SAM
Ma è comunque un no, temo.
[Una pausa]
ALICE
(scherzando) Ti sei fatto una potente nemica stanotte.
SAM
(bevendo) Ho più paura che Colin mi faccia mangiare a forza la mia tastiera.
[Passi di Gwen che entra]
ALICE
(ridacchia) Onesto.
GWEN
Alice il 27 sei a lavoro? Ho un impegno, e sai com’è Lena.
ALICE
(grandiosa e snob) Buona sera, Gwendolyn!
GWEN
Devi fare così ogni singola volta?
ALICE
(normale) Va bene. Di quale “impegno” si tratta?
GWEN
Proprio non ti riguarda. Dimmi solo, sei a lavoro o no?
ALICE
Vedi, adesso proprio devo saperlo. Tu che ne pensi, Sam?
SAM
Non ho intenzione di farmi trascinare in questa discussione.
GWEN
Alice, non ho tempo per queste cose. È facile: sì o no.
ALICE
Non sarebbe un vero peccato se non potrai andare solo perché ti sei rifiutata di dirmelo. Sarebbe davvero infantile, non è vero, Sam?
SAM
Bastaaa.
GWEN
(trattenendosi) Si tratta di una cena con degli amici, se davvero devi saperlo. Tutto qua.
ALICE
Fammi indovinare. (Con un accento da alta borghesia) Abiti meravigliosi, champagne, bagni nel sangue dei poveri – quel genere di cosa?
GWEN
(con voce ferma, neutra) Sai che abbiamo lo stesso stipendio, Alice. Una vecchia amica è appena diventata partner nel suo studio legale. Vuole festeggiare.
ALICE
Proprio non stai nella pelle.
GWEN
Oh, non vedo l’ora di chiacchierare con loro e raccontargli che lavoro sempre nella stessa latrina in cui ero la scorsa volta che me lo hanno chiesto.
ALICE
Oh andiamo, non è così male.
GWEN
Sei a lavoro o no? Il 27, sì o no?
ALICE
(tono piatto) Va bene. Sì, quella notte sono a lavoro. Sono a lavoro ogni singola notte. Sono nata qua sotto e qua morirò. Felice?
GWEN
(sospirando) Chi di noi lo è?
SAM
Accidenti.
[La registrazione della CCTV s’interrompe]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
#tmagp#tmagp ita#the magnus protocol#il protocollo magnus#traduzione italiana#gli archivi magnus#tmagp 003
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ll Bordo del Letto
Eccoci sul Bordo del Letto.
Per chi come me è una persona che si ritrova la maggior parte del tempo a vivere seduta sul bordo del letto, siete nel posto giusto. Si, vivo sul bordo del letto. È una vita fatta di metà, un po' come mangiare una fetta di torta al cioccolato ma non volerla finire, perché alla fine, in fondo, non si vuole essere troppo sazi per assaggiare qualcos'altro. Sono spesso in balia di me stesso, delle mie preoccupazioni, dubbi, pensieri e paure, che mi fanno rimanere lì sospeso, tra un letto pieno di pieghe e un pavimento troppo freddo per poggiarci i piedi. Vivere sul bordo del letto è un po' come osservare tutto per la prima volta: si vuole capire con chi o che cosa si ha a che fare. Voglio sempre sapere in anticipo cosa può accadermi. Soltanto dopo piccoli passi riesco ad andare avanti e, se non sono rimasto ucciso, allora cerco di creare dei confini per non riempire troppo, quel piccolo vuoto che ho creato. Mi ritrovo a vivere seduto sul bordo del letto. Per me non è una condanna, è un qualcosa che mi fa andare avanti, molto spesso più lentamente. Non tutti riescono subito a capirlo. Molti cercano di spingerti giù dal letto.. Ti dicono: "Forza è tardi, scendi!" oppure "Devi imparare a buttarti!" o ancora "Non ci sta nulla di pericoloso, lo faccio anch'io non vedi!?". Non capiscono che per quelli come me non esiste il tutto e subito, non esiste lo sbagliare e riprovare, non esiste la fortuna, ma caso mai, esiste soltanto la sfortuna, un qualcosa che non posso prevedere, una scelta sbagliata, e in fondo al calderone, probabilmente del dolore. Quante volte mi sono congelato i piedi scendendo dal letto, quante volte ho inciampato in una ciabatta lasciata per terra la sera prima, oppure sbattuto all'angolo del letto con il mignolo del piede.. e come ci insegna il vecchio signor Pavlov, il ripetersi di tutto questo, e altro ancora, mi ha portato a vivere lì sul bordo del letto. È un regno fatto di indecisioni, di rimunerazione, di domande e di tanti pensieri. Penso a come potrebbe essere in un altro modo, se sono capace di fare quella strada o meglio, se in fondo alla strada troverò quello che mi aspetta invece della solita fregatura. Un pò come quando ordini un panino al McDonald's guardando la foto della pubblicità , e poi ti ritrovi un panino che ha le sembianze di un cheeseburger calpestato, masticato e buttato nel piatto. No grazie, tutto questo non fa per me.
Vivere sul bordo del letto non è così brutto, mi regala tante piccole felicità ogni volta. Prima di dare inizio alla mia giornata, posso semplicemente chiudere gli occhi e immaginarmi la "mia" di giornata. Mi ritrovo in un mondo plasmato secondo i miei desideri: accade tutto quello che vorrei. Sono capace di rispondere in modo intelligente alle provocazione di quei bastardi dei narcisisti, la persona che amo riesce a farmi sentire tale, sono intraprendente, mi diverto. Insomma, è come quando si canta sotto la doccia. In quel momento mi sento sul palco dei Rolling Stones, soltanto che sono io al microfono. Sono come quelle persone che si rifugiano nei fumetti dei supereroi, dove si rispecchiano, o meglio, ritrovano ciò che vorrebbero essere. Soltanto che ad un certo punto la vita chiama, l'orologio va avanti e dal bordo del letto tocca scendere, perché dopo un po', il boiler dell'acqua calda finisce e le pagine del fumetto si esauriscono.
Non credete che sia facile vivere sul bordo del letto. Non chiamatemi pigro, non pensate che sia uno scansafatiche, non crediate che mi piaccia arrivare in ritardo agli appuntamenti. È difficile. Si, è difficile. Ogni volta ci si ritrova pietrificati, con un corpo che sembrare pesare tonnellate. Per muovere i muscoli sembra di dover sollevare Antonino Cannavacciuolo. Il tuo cervello ti "bombarda" di pensieri e naturalmente il tuo corpo risponde di conseguenza: diventa rigido, immobile. È una lotta continua, tra tu che cerchi di convincerti che quella sia la strada giusta, una scelta di cui devi essere felice, mentre tutto il resto cerca di convincerti a ripensarci ancora un pò. Già, per vivere sul bordo del letto non serve mica un letto. È un modo d'essere, è una caratteristica anacronistica, non esiste un momento della giornata in cui tu ti ritrovi sul bordo del letto e non riesci a scendere. Ti ci ritrovi ogni qual volta devi fare un piccolo passo: la mattina appena sveglio, scegliere quale tipo di caffe vuoi, scegliere se andare a cena fuori con gli amici, quale lavoro tu voglia fare, oppure scegliere davvero chi amare. Scegliere.
Siamo arrivati probabilmente dove volevo arrivare, ma non riuscivo a scegliere come farlo. Strano?
Vivere sul bordo del letto è il mio piccolo rifugio, quel magico mondo dove le scelte non devono essere fatte. Sono un indeciso. Mi costa fatica e dolore dover prendere una scelta. Fino a quando non posso sapere tutto quello che mi accadrà, non posso sapere se ci siano scelte migliori, io preferisco rimanere sul bordo. Ma alla fine dei conti, come faccio a scegliere qualcosa, se probabilmente, non ho ancora scelto chi voglio essere. Non so se il mio colore preferito sia il verde o il rosso, se mi piaccia di più la carbonara o uno spaghetto alle vongole, se mi piaccia di più il caffe o un bacio al mattino. Non ho scelto chi essere, come potrei scegliere il resto? Vorrei essere tante persone allo stesso tempo, vorrei poter fare cose diverse senza dover etichettarmi come un professionista in qualcosa. Vorrei sentirmi libero. Invece mi sento obbligato a seguire le indicazioni stradali della vita. Girare a destra, proseguire dritto e in fondo alla strada a sinistra. Io vorrei vivere una vita percorrendo il tragitto panoramico. Potermi fermare dove voglio, con chi voglio e non dover tenere conto della prossima scelta che mi si presenterà. Vorrei una strada a senso unico.
Però qualcosa ad un certo punto è cambiato.
Probabilmente perché recentemente ho battuto la testa, o semplicemente il sushi dell'altro giorno mi ha intossicato, ma mi capita sempre meno di vivere su quel fottuitissimo bordo del letto. Ho capito che forse non esiste una scelta giusta ed una sbagliata. Non perché non si possa sbagliare, perché non è sempre vero che sbagliando si impara. Sopratutto, non è neanche vero che dobbiamo con il tempo arrivare a capire quale siano le nostre scelte, capire quale sia la più giusta per noi, o peggio, la più giusta secondo gli altri. Per me, non dobbiamo scegliere chi siamo, perché sceglierlo equivarebbe a dover scartare tanti piccole parti di noi. Ho capito che sempre ci ritroveremo davanti a delle scelte, la magia sta nel "provare." Si sta semplicemente in questo. La strada a senso unico, che tanto desidero, mi porterebbe soltanto in un posto... e questa si che è una scelta da non poco. Il trucco sta di scegliere ogni giorno, se andare a destra o sinistra. Se quella scelta non vi piace, banalmente, il giorno dopo non la sceglierete più. Se vi è piaciuta, cavolo, rifatelo. Se vi interessa anche continuare dritto per la vostra strada, andateci, la possibilità di tornare indietro ci sarà sempre. Non abbiate paura di scegliere chi essere, chi diventare, o cosa volete. Abbiate paura del giorno che non potrete più sceglierlo, di sentirvi "arrivati", di aver finito le vostre scelte. Potete anche scegliere di bere la stessa camomilla ogni giorno per 20 anni, ma ogni giorno sceglietelo, non smettete di farlo. Ragionate sempre di pancia. Non temete le vostre scelte, il giorno dopo se ne possono fare altre. Non ci sta vita più bella di quella che si può riempire di scelte.
Ci ho messo un po a scegliere se pubblicare tutto questo o meno.
Ma se lo state leggendo avete fatto una buona scelta.
Il vostro ragazzo della porta accanto.
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Ci sono giornate talmente bislacche - la giornata dei baci, degli abbracci, del Pi greco, degli ufo, della zanzara, delle zone umide, del gabinetto (...) ... il 6 luglio potrebbe diventare (...) la giornata degli invidiosi rosiconi.
Il 6 luglio è stato reso pubblico il testamento di Silvio Berlusconi, e la ripartizione delle fortune del Cavaliere ha corroso diversi fegati (...). Tra quest’ultimi Giovanni Paglia, responsabile economico di Sinistra Italiana (il partito di Nicola Fratoianni, padre putativo di Aboubakar Soumahoro) il quale ha cinguettato, su Twitter: «Pensate a Dell’Utri, che in virtù dei silenzi resi eredita da Berlusconi 30 milioni di euro, pagandoci l’8% di tasse. Meno dell’Iva su uova, carne e pesce». (...)
Niente. Il Paglia, ex attivista dei centri sociali poi deputato, è andato avanti: «E qualcuno continua a raccontare che sia giusto così. Non è parente e in Francia avrebbe versato il 60%: pure poco». (...).
via https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/36322195/silvio-berlusconi-maxi-patrimoniale-eredi-delirio-rosiconi-sinistra.html
"Pure poco": sic.
Domanda: secondo questi livorosi rosiconi, la tassa di successione dovrebbe aumentare ad personam (confischiamo Trump, Berlusca e Salveneeeh), o per tutti, almeno dal miljun in su come implorava qualche cretina del Pd? Perché le bistecche per il popolo e il Soylent per vegani costano sempre di più, ma i parassiti assistenzialisti di abbassare l'iva e tutto il resto del loro cucuzzaro non se lo possono permettere.
Intanto il fesso ammette senza volerlo che persino ne La Patrie del sinistrismo accoglione, l'eredità ai parenti passa liscia; quanto alle donazioni liberali fuori asse ereditario, se anche da noi ci fosse il 60% di tassazione, le prime a rimetterci sarebbero le Ong le Caritas e le Chiese Valdesi. Per un paese dove lo Stato funziona molto peggio che in Francia anche se sugge risorse quanto lì, sarebbe classica genialata autoinculante alla Monti, tipo Imu sulle Chiese.
Spiegategli inoltre con un disegnino a 'sta paglia preda di irrefrenabile bisogno di perseguitare gli amici degli avversari (come da autentica mentalità mafiosa), che se ci fosse il 60% di balzello statalista, chi può dar 30 ne avrebbe destinati 30 + 18 senza fare un plissé, come fanno con lo stipendio netto dei calciatori. Tié, rosica.
Quanto fan godere questi rossi rosi dentro fino all'autoconsunzione nel più bieco nazional popolazzarismo: la sinistra è un metazoo in cui si rimirano animali incredibili.
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La collega al telefono inizia dicendo: «Ciao, lo so che sei in ferie». Poi continua con una scusa timida, e dice una cosa del tipo: ma è una cosa veloce, ma dovevo proprio avvisarti, ma ci metto un attimo, ma ho bisogno di te per questa cosa. Io potevo non rispondere, e a volte succede così. A volte però non ci penso, e il senso di emergenza ha la meglio sul resto; altre volte non mi dispiace nemmeno troppo passare cinque minuti al telefono, magari mi sto annoiando proprio durante quelle ferie, d’altra parte la noia è un elemento della realtà ormai così difficile da gestire che anche io, come tutti, cerco inconsciamente di rifuggirla. Quindi non è solo colpa della collega, che mi chiama quando sono in ferie. O alle otto del mattino, prima che la giornata di lavoro abbia inizio. O in pausa pranzo. Stai mangiando? Allora chiede, anche se lo sa già. E continua: vabbè ci metto un attimo. Anche io sono parte di questo circolo vizioso. Questa dipendenza? Questo sistema ricattatorio? Ognuno lo chiami come vuole.
Dall’articolo "C’è ancora vita fuori dal lavoro?" di Davide Coppo
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La giornata pesante porta a fare certi conclusioni :
La gente pensa solo a sé stessa. Puoi essere più disponibile, paziente e buona ma non sarà mai abbastanza per meritare il loro tempo per te.
Neve con la pioggia è il tempo peggiore che può capitare. Odio.
Andare al medico per il dolore della spalla costante è una cosa per i deboli e io non sono debole allora si continua così (sarcasmo)
La birra! tedesca! analcolica! non è così male come pensavo.
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